I miei dipinti

Preferisco non parlare di Arte perché “fare Arte” oggi è qualcosa di veramente difficile da definire. Mi sento di poter parlare del mio modo di fare arte, se la mia può considerarsi tale, che consiste in una sorta di fotorealismo ma che fotorealismo non è.
Nel mio percorso non mi prefiggo questo, il mio è più un percorso emozionale che parte da un colore, una forma, un ricordo che un soggetto mi suscita quando lo incrocio. Questi soggetti vivono nella quotidianità domestica, nella vita di ogni giorno: frutta, ortaggi, vasetti o vetri che presi singolarmente sono una fragola, un asparago, un barattolo di marmellata vuoto. Presi e composti assieme con l’intervento della luce, vanno a creare il mio dipinto.
Avvicinandosi si possono contare i colpi di pennello, gli accostamenti dei singoli colori, quasi elementi astratti che compongono un tutto che astratto non è. Quindi ciò che ottengo è in realtà qualcosa che non c’era, perché filtrato attraverso il mio modo di vede le cose, di interpretare la luce, di sentire i colori.
Di conseguenza non saprei dirvi che tipo di arte io stia facendo, non saprei dare un riferimento storico, un precedente artista al quale io mi ispiri. Mi sento come un prisma attraverso il quale passano luci e colori che, nel reale sono privi di emozione e phatos, ma quando arrivano sulla tela sono carichi di nuova forza ed intrinseche emozioni.
Rimango sempre convinta comunque che un dipinto deve emozionare, suscitare meraviglia e piacere, senza bisogno di alcuna spiegazione. Perché se l’emozione deve essere filtrata da un sillogismo per me non è più un’emozione. Hanno scritto di me i Critici Lorena Gava, Alberto Moioli, Alberto Crespi.